Il consiglio di amministrazione del teatro dell'Opera di Roma ha deciso l'esternalizzazione dei servizi musicali e, conseguentemente, avviato la procedura di licenziamento per i componenti di orchestra e coro, ben 182 persone sui quattrocento dipendenti del teatro. A darne l'annuncio in conferenza stampa il sindaco di Roma, Ignazio Marino, presidente del consiglio di amministrazione (che ha votato unanimemente il provvedimento), e il sovrintendente Carlo Fuortes, i quali hanno presentato la decisione come inevitabile per salvare il teatro dal fallimento.
Una cosa mai successa in Italia, che sicuramente darà vita a un lungo contenzioso legale sulla legittimità del provvedimento e che viene presentata non come una ritorsione contro i lavoratori per gli scioperi che hanno fatto a pezzi la stagione estiva a Caracalla e messo in discussione molte recite di quella invernale al Costanzi, un braccio di ferro tra sindacati e dirigenti che ha posto fine al rapporto con Riccardo Muti, dimessosi pochi giorni fa dall'incarico di direttore onorario a vita, e che ha comportato notevoli danni economici alla Fondazione per i mancati incassi. Danni che non finiscono qui, stante il crollo degli abbonamenti e la fuga degli sponsor dopo l'abbandono di Muti e le incertezze sul futuro.
Al momento è confermata l'inaugurazione della stagione 2014-15 con la prima di Aida il 27 novembre ma il condizionale è d'obbligo. Ora orchestrali e coristi dovranno creare una associazione di qualche tipo a cui il teatro potrà rivolgersi per le stagioni liriche, concertistiche e di balletto ma non necessariamente: infatti l'Opera valuterà a questo punto anche le proposte di altre formazioni.